Mamma si nasce o si diventa? Women at work








Al parco:
Signora: “Salve signora, che bel bambino”, buttando un occhio nella culla con le ruote ancora immacolate.
Neo-mamma: “Grazie”.
Signora: “Come si chiama?”
Neo-mamma: “Marco” rispondendo a monosillabi semi-afoni e cominciando a dondolare la culla con un movimento che farebbe risvegliare anche un ghiro.
Signora: “Com’è tranquillo! Pensi che anche mia figlia ha avuto una bimba… è un amore! Si addormenta alle sette e si risveglia alle otto del mattino. Non si sente mai… Però... mi scusi se glielo faccio notare… sa com’è, ho i capelli bianchi, ma non dovrebbe metterlo a pancia a terra: POTREBBE SOFFOCARE! 
E poi… non è che sta troppo all’ombra, potrebbe avere freddo, non è che è vestito troppo leggero, vede che piangeee! 
( con il tono della voce sempre più alto)”.
Neo-mamma: “Ehm…no signora, mio figlio soffre di coliche e l’unico modo per farlo dormire è così: è circa un mese che se dormo quattro ore è anche tanto, e oggi è il primo giorno che lo 
porto a passeggiare!”
Signora: “Su, su, tutte siamo state mamme!!! Deve avere le spalle forti! E’ ancora giovane vedrà quante ne dovrà passare!”
Intanto la mamma che ha perso quel precario equilibrio 
costruito a fatica, cerca invano di cullare il bimbo che ha 
iniziato nuovamente a piangere.
Antonella torna a casa e anche in fretta. Le ruote che scorrono velocemente sull’asfalto non sono in grado di cullare il bambino che incalza un pianto inconsolabile, quel bambino che Antonella 
proprio “non si aspettava così”.
Antonella è una neo-mamma ed è in crisi. Fino a un mese fa il pancione la faceva sentire più goffa, tuttavia, riusciva a fare tutto. Adesso sente tanti limiti fisici e psicologici! Avverte paura perché non sa se sarà “all’altezza” di fare la mamma, se sarà capace….o se la deprivazione di sonno le può far fare “atti inconsulti”. 
Eppure lei e Luigi si erano impegnati tanto per avere questo bimbo, adesso quando lui torna a casa la sera nemmeno lo saluta perché Antonella è tappata nella camera insonorizzata 
alle prese con l’allattamento.
E se la cena si raffredda e lui osa dire “la riscaldo” la reazione è la seguente: “Come ti permetti di insinuare che io non ti faccio mangiare bene!” in un pianto non proporzionato a quanto detto. “Tuo figlio non ha smesso di piangere un secondo, lo fa apposta per non farmi uscire…. dormire… vivere. Ho impiegato due ore per cercare una tuta che ancora possa entrarmi. Tu arrivi fresco fresco dal lavoro e invece io incontro solo persone che mi dicono quello che devo fare e come…..”
Una breve e a tratti ironica storia di una neo-mamma che è alle prese con la sua prima maternità. Ritengo che ad oggi si faccia ancora troppo poco per il post-parto! Un’adeguata informazione e prevenzione, se c’è, è sporadica e non copre tutto il territorio. 
Come al solito i messaggi e i bombardamenti da parte dei media ci mostrano solo cose belle e semplici come se la maternità fosse una condizione troppo fisiologica per essere tutelata e contenuta. “Ovviamente, non sei un bravo genitore se non ti compri quel trio che per quel mese trovi SOLO a 1000 euro, se la sera non gli spalmi l’olio con amore e dolcezza nel massimo del tuo splendore fisico   e nel massimo della freschezza mentale”. 
Se poi il tuo bimbo dovesse avere le colichette, sarà sufficiente cambiare latte e prendere quello specifico: “speciale pancino, stop coliche, no al reflusso, al prezzo di soli 39,99 euro e se ne prendi 
due risparmierai tantissimo, 1,99 euro”. Se lo allatti tu dovrai impegnarti a seguire una meticolosa dieta perché il bimbo non soffra al pancino: mangiare “pane e aria”. Un tempo la maternità era gestita diversamente: si partoriva in casa con una donna che a seconda della regione aveva un nome diverso. A gestire il pargoletto erano le donne di casa: nonne, mamme e zie zitelle; la mamma poteva riposarsi e gli uomini provvedevano a lavorare.
Oggi è diventato più difficile trovare queste situazioni di complicità familiare e non di rado la mamma si trova catapultata in questa nuova esperienza da sola. Penso che l’idea di condividere insieme, attraverso un gruppo di ex-pancioni, tante emozioni positive o meno, chiedere informazioni a chi di mestiere su come ci si possa e non
 “ci si debba” comportare, possa essere la situazione ideale per smontare tanti fantasmi interiori e comprendere che in fondo noi non nasciamo per diventare mamme ma nasciamo e basta, e l’IDEA SBAGLIATA che “diventare mamma” significhi “saper fare la mamma” può essere un valido punto di partenza.